Monday, 13 January 2003

Da Singapore su Bali

In parte riconciliata con Bali grazie allo stupendo sito di Uluwatu (tempio insignificante, posizione mozzafiato) cerco di rimettere insieme, dall’aeroporto di Singapore, quanto ho perso. Mercanteggiare Ma quanto accidenti ho speso! Piango come il coccodrillo, ma davvero questo modo di trattare sul prezzo io lo odio proprio. Dimmi quanto cazzo costa, se mi va bene lo compro e finita li’. Passare tanto tempo a parlare di denaro e’ insopportabilmente volgare, eppur in Oriente rifiutarsi di trattare e’ impossibile. I prezzi sono talmente gonfiati da essere incomprensibili e per giunta il commerciante si sentirebbe offeso addirittura se non si accettasse la trattativa e si tagliasse corto. Mi manca Azza, una vera campionessa: prima regola, non mostrare troppo interesse. Quindi affermare di aver visto lo stesso articolo ad un prezzo piu’ basso soltanto una strada piu’ indietro. Se il negoziante tentenna e tiene duro, negare il contatto visivo e cominciare ad allontanarsi. Di solito il negoziante corre dietro e accetta l’offerta. Tecnica impeccabile quella di Azza, bravissima anche nelle smorfiette di disgusto con le quali si allontana… no, tutto questo per me e’ troppo odioso e quindi piango. Bali and Co La giornata e’ stata all’insegna delle mete classiche. Made continua a scarrozzarmi in giro gentilmente, di tanto in tanto mi propone qualcosa ma senza insistere. Oggi danze tradizionali balinesi. Uhm. Panorama sulla caldera di uno dei vulcani dell’isola. Uhm. Tempio con fonte sacra. Uhm. Made forse fatica a capire perche’ mi entusiasmano di piu’ le risaie a perdita d’occhio, il riso disteso ad asciugare lungo le strade, le gabbie con i galli da combattimento, i villaggi dove si producono mobili o statue, ma non si vende ai turisti direttamente. Nel tempio della fonte sacra ho realizzato che i templi balinesi sono tutti con uso di cucina. Quello che vi si celebra, infatti, piu’ ancora che una divinita’, e’ la comunita’. Nel tempio del villaggio ogni casta si ritrova: si prega, si portano offerte, si suona, si danza, si cucina e si mangia. Ingegneri e invidia NEL TEMPIO HO CONOSCIUTO UN INDIANO, UN DISTINTO SIGNORE CON I BAFFI CUI STAVO IMPALLANDO LA TELECAMERA, INTENTA COME ERO A FARE ABLUZIONI PURIFICATRICI CON L’ACQUA DELLA FONTE. Quando gli sono passata accanto lasciandogli libera la visuale mi ha chiesto se avevo espresso un desiderio. No, nessun desiderio, perche’, dovrei? Da dove viene? Dall’Italia, e lei? Dall’India. Da quale parte dell’India? Dal nord, vicino al Kashmir. Sono stata in Rajasthan due anni fa. E’ andata a Jaipur? Si’. Con che mezzo? In treno. Allora non ha percorso la strada che ho costruito io. Ingegnere? Si’. Anche io. Quale ramo? Elettronico. Ma ora casalinga. Ma neanche per sogno. Sposata? No. Io sono sposato. Mi ha stretto la mano e ha continuato le sue riprese. Fine della conversazione. Il modo con cui mi ha detto di essere sposato mi e’ rimasto indecifraile: rimpianto per esserlo? Tristezza perche’ io non lo sono? O invidia per lo stesso motivo? Non lo sapro’ mai. Parliamo di invida, che sento turbinare intorno a me in vortici irrequieti. Molti dei voi mi hanno espresso invidia per questo viaggio: ma ci avete pensato bene? Io sono qui, nella mia squallida solitudine, mentre il sole splende sulle interminabili spiaggie dorate di Bali, rendendomi inutile e pensando alle prossime mete, voi , intanto, nell’algido lucore della neve conquistate metro per metro la coda verso l’ufficio, dove vi renderete insostituibili per la vostra azienda, lavorando indefessamente dalle 8 alle 12 ore. Poi, stanchi ma certi di aver contribuito alla prosperita’ della nazione, tornate a casa dove vi attende l’accorta sollecitudine di vostra moglie/ marito, la gioiosa confusione creata dai vostri frugoletti, il conforto del desco famigliare dove gusterete gli usati sapori. Come potete avere dei dubbi? Sono sicura che saprete apprezzare quelli che sono I veri valori…

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