Wednesday, 22 January 2003

New York New York

A parte la temperatura, che metterebbe alla prova chiunque (ed io sono gia’ raffreddata, ma vado in giro vestita a cipolla, con il berretto di pelo, I guanti di lana e la sciarpa sul naso), la citta’ mi piace. Ma non per la sua ipermodernita’ (cosa che mi aveva colpito a Seoul), bensi’ per quanto di Art Deco’ emerge ovunque. Le espressioni piu’ eleganti risalgono tutte alla fine del XIX secolo o all’inizio del XX: I fregi del Rockfeller Center, il Chrysler Building, le fontane e le scalinate di Central Park. Posso dire un’eresia? Architettonicamente parlando, con le Twin Towers non si e’ perso granche’. Certo e’ che la skyline da Staten Island e’ stranamente irriconoscibile ora, anche per me che non avevo mai visto NYC prima di oggi. Ma d’altra parte tutto qui e’ familiare per qualche motivo: il Ponte di Brooklyn (per le cicche), Tiffany’s (ma non sono entrata, perche’ prima dei 40 I diamanti fanno cafone), l’Empire State Building (da King Kong a Una strega a New York etc etc etc). Questa e’ una citta’ che impone di essere fotografata, anche se certi aspetti che le guide considerano pittoreschi io li trovo un po’ triti, a causa di una certa somiglianza all’Inghilterra o all’Europa in generale. Il primo giorno ho camminato come una pazza, dal Waldorf Astoria (una vera favola, la mia stanza da bagno un tripudio di marmi e di asciugamani bianchi, il letto una piazza d’armi, quattro guanciali e due cuscini, un fax e un collegamento internet di m…) fino all’Empire State Building (sono salita in cima, per ricordarmi della bora), fino al Greenwich Village, fino a Ground Zero. E’ in apparenza un grande cantiere, se non fosse per I fiori ed I messaggi che sono ancora appesi da un lato. Tutto lo spiazzo e’ soleggiato, sembra tutto normale – poi ci si accorge dei palazzi intorno, ancora coperti da sudari neri – come se Christo si fosse prodotto in un’opera luttuosa per NYC. Molti di quegli edifici sono inagibili e forse non lo saranno mai piu’. Piu’ che notare il vuoto di oggi, si rileva l’imponenza intrusiva di ieri. Le Twin Towers erano semplicemente fuori scala ripetto a tutto il resto di NY, che, liberatasi dei due mostri degli anni ’70, ha ritrovato la sua skyline punteggiata dei gioielli di inizio ‘900. Quello che trovo stranamente commovente, qui, e’ ben altro: sono I pompieri, che passano a sirene spiegate con I loro mezzi rosso e cromo. Li vedi sporgersi dai finestrini per chiedere strada e hanno tutti uno sguardo tristissimo – sono I sopravvissuti di una popolazione decimata. Per la cultura qui butta malissimo. Il Guggenheim era semivuoto ed in allestimento, il MOMA e’ stato trasferito a Queens ed e’ chiuso proprio il martedi’ ed il mercoledi’. Che mi resta? Beh, la citta’ e’ uno spettacolo di per se’: intanto e’ inevitabile notare che qui non e’ mai passata una Guerra – e questo ha consentito non solo la conservazione di tanti edifici Art Deco’, ma anche la stratificazione del lusso e della ricchezza.. Citta’ ricche ne ho viste tante, ma mai con queste concrezioni di estremo benessere, di spreco ostentato. Qui sono passate le generazioni dei Rockfeller, dei Vanderbilt, Trump ha battezzato grattacieli ovunque, le stretch limousines percorrono la 5th Avenue, di boutique in boutique. A Londra non c’e’ la stessa ostentazione, forse la differenza e’ tutta nell’understatement britannico, che io adoro. Qui ci sono atri decorati come gallerie d’arte, che rivaleggiano con I musei. Le stazioni della Subway, invece, sembrano invisibili: vanno scovate e non sempre ti permettono di entrare e di scegliere la direzione: ci sono “ingressi” a senso unico: o Downtown o Uptown. Vero e’ che a NYC non ci si puo’ perdere. Con la numerazione delle Sreets e delle Avenues l’orientamento e cosa banale (come a Genova, finche’ vedi il mare!): gia’ ci si inquieta un po’ per Broadway, cosi’ obliqua, che consente peraltro l’esitenza di follie come il Flatiron – un grattacielo triangolare, come un ferro da stiro, appunto (come il Bitone, per chi lo conosce). Guardarsi attorno e’ comunque un grande piacere: si vedono I sorprendenti pinnacoli gotici di alcuni grattacieli, alcuni sono sottili come aghi, altri come l’ex PAN AM (ora Met Life) destinati a fare da sfondo indistinto ai tetti verderame della Grand Central Station (un tempio delle ferrovie degno di rivaleggiare con la Stazione Centrale di Milano… una delle poche cose belle di laggiu’, assieme al Grattacielo Pirelli… e non ricordo altro.) La Statua della Liberta’? le sono passata davanti due volte, con il traghetto (gratuito, sorprendentemente) per Staten Island. Beh, la Signora in Verde mi pare pesantemente sopravvalutata

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