Saturday, 25 January 2003

Manhattan prima di partire e American Cuisine

Manhattan prima di partire

Ultimo giorno a New York… l’aereo e’ alle sette di sera, ma con la famosa paranoia degli Americani ho deciso che partiro’ ben per tempo, quindi mi concentro su come occupare giusto la mattina. E’ il giorno piu’ freddo della settimana – ancora cielo limpido sole splendente tombini che fumano. Non riesco a decidermi, la giornata e’ cosi’ bella che pare un peccato chiudersi in un museo – vagabondo per il Rockfeller Center: sul ghiaccio volteggiano solo gli istruttori, non ci sono pazzi che pattinano nel gelo delle dieci del mattino. Anche qui, atmosfera cinematografica – grande musica swing, la pista vuota, il vapore che sale dalla fontana ad avvolgere la statua dorata di Prometeo, i grattacieli intorno, sembrerebbe davvero un set per qualche commedia romantica. Giro svogliata per Saks Fifth Avenue, ma non ci sono grandi magazzíni eccitanti… Giorgio e Gucci ovunque. Curioso per il negozio dell’NBC – e’ proprio accanto al Rockfeller Center, come gli studi televisivi : la mattina c’e’ un breve collegamento in diretta (che io vedo a letto, sepolta sotto le coperte), fan con i cartelli sfidano il freddo per farsi riprendere accanto ai conduttori imbacuccati, ognuno cerca i suoi cinque secondi di popolarita’. Il senso di colpa mi attanaglia… ultima chance di vedere il Metropolitan Museum e io vagabondo per i negozi della Quinta ? Resisto poco, alle undici e mezza sono nell’atrio del Museo. Beh, lo scrigno delle meraviglie… curioso come anche i reperti greci ed egiziani sembrino nuovi, come lucidati di fresco… che anche i restauratori americani cedano a questo gusto cinematografico che permea la citta’? La quantita’ ma soprattutto la qualita’ dei reperti e’ straordinaria. Mi sento sciocca a visitare la sezione egizia, ma qui e’ stato ricostruito un intero tempio, quello di Dendera, donato dall’Egitto agli USA per gratitudine: per la diga di Assuan quanti debiti di riconoscenza si sono pagati in natura, mi domando? Il mio obiettivo primario e’ la sezione della pittura europea – dal Rinascimento all’arte moderna - sale e sale di tesori… se da un lato inorgoglisce vedere nomi italiani, come fai a non infuriarti con chi ha lasciato scappare capolavori cosi’? Il settore degli impressionisti e’ ricchissimo: Monet, Gaugin, Cezanne, tantíssimo straordinario Van Gogh. Giro fra le sale concentrandomi solo su cio’ che mi colpisce, e gia’ con questa forma estrema di selezione non riesco ad uscire prima di due ore e mezzo dopo.

Aria di casa

Di sala in sala, mi faccio guidare dall’istinto… verifico il cartellino solo quando riconosco una mano nota… i colli innaturali di Filippo Lippi (che li ha trasferiti a Botticelli), i grandi ritratti di Van Dyck, i volti severi di Cranach… e’ bello anche tirare un po’ ad indovinare, ma… uno dopo l’altro mi faccio avvicinare da Guido Reni, dai Carracci, da Francesco Francia (ferrarese, ma certo piu’ di casa di un fiorentino…). Passo alle arti decorative, mi faccio chiamare da un intero coro intarsiato ricostruito in una piccola sala: da dove verra’, da dove l’avranno rubato? – da un castello francese, ma chi l’ha fatto? la scuola bolognese del coro di San Domenico… quante volte l’ho ammirato quel coro, nei minuti prima di entrare a scuola, quando si cercava rifugio al freddo nella chiesa accanto: una meraviglia di legni colorati di disegni ingegnosi di prospettive lignee… ed ora la stessa mano mi balza agli occhi, mille miglia nel tempo e nello spazio. Casa… ritrovarla un po’ nelle boutiques di Bruno Magli e di Testoni sulla Quinta, nelle pubblicita’ IBM di Ducati e di Furla sui cartelli ad Heathrow… Bologna rules!

American cuisine

Ultimo pasto a NYC. Un “deli”, come lo chiamano qui, fra Park Avenue e la Madison. Un bagel e un pastrami sándwich, la quintessenza del mangiar comune fuori casa… il bagel e’ un panino dolce, lo prendo farcito di cream cheese. Il pastrami sándwich arriva carico di arrosto di tacchino crauti salsa chissa’ che altro… ne mangio meta’ e sono sazia fino al próssimo Capodanno.

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